Siamo nell’era del web 2.0. Il nostro stile di vita sta cambiando radicalmente. Ora possiamo navigare in internet, trovare una strada, acquistare un libro, prenotare una visita e molto altro ancora direttamente dal nostro cellulare. Senza uscire di casa. In pochi istanti. E’ notizia di questi mesi che negli Stati Uniti il colosso delle ricerche online, Google, ha potenziato il suo motore di ricerca per aiutare gli utenti ad ottenere una prima diagnosi attraverso l’inserimento dei sintomi. Una sorta di Dottore Virtuale a portata di “clic” che potrebbe presto sbarcare anche in Europa ed in Italia. Considerando che circa l’1% di tutte le ricerche effettuate su Google sono relative a sintomi o malesseri e che tale percentuale, seppur apparentemente esigua, si traduce in milioni di ricerche giornaliere è facile comprendere come questo strumento si appresti a diventare in poco tempo molto popolare. Tuttavia, il nostro benessere non è cosa da prendere con “approssimazione”. Se è indubbio che il progresso e la tecnologia in campo medico ci stiano aiutando a migliorare gli strumenti terapeutici e le possibilità di prevenzione di molte malattie un tempo incurabili, è altrettanto vero che il web, quando si tratta di salute, rischia di produrre molta confusione se non talvolta di indurci a comportamenti che possono risultare alla lunga profondamente scorretti o poco salutari. Ricette miracolose, ma non dimostrabili, articoli creati ad hoc, pubblicità astutamente occultate in redazionali pseudoscientifici, bufale salutiste acchiappa-clic sono tra le tante insidie che si nascondono tra le pagine virtuali del web. Non è facile districarsi e seguire i consigli più corretti se non si ha una solida capacità di confutare le tante “verità” contenute in internet. Tra i tanti equivoci che nascono con la medicina fai da te, c’è indubbiamente la tendenza ad affidarsi sempre di più alle cosiddette medicine alternative, spesso ammantante da un’aurea di fascino esotico e di “totale sicurezza”. Molto spesso però omeopatia, fitoterapia, naturopatia, medicina ayuverdica, medicina cinese, omotossicologia vengono confuse e raggruppate indistintamente sotto il termine di medicina “naturale”. Pur senza addentrarci nella validità scientifica di ognuno di questi metodi naturali, è bene evidenziare tuttavia che ognuna di queste pratiche ha approcci ed origini diversi. In particolare, si tende molto spesso a confondere la fitoterapia con l’omeopatia, utilizzando i due termini come due sinonimi piuttosto che considerarli come approcci terapeutici in buona parte dissimili. La fitoterapia si fonda sull'utilizzo di erbe o piante per la cura di patologie o per il mantenimento dello stato di benessere. E’ certamente la prima e più antica forma di medicina utilizzata dall’uomo. Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizione chimica che comprende un numero più o meno ampio di sostanze (principi attivi) in grado di esplicare un’azione terapeutica, grazie ad un’attività di tipo “farmacologico”. Molti dei farmaci venduti in farmacia derivano da principi attivi di tipo fitoterapico. Ad esempio, dal salice si produce la salicina, precursore “naturale” della più famosa Aspirina (acido acetilsalicilico) così come dalla Serenoa Repens, pianta della famiglia delle Arecaceae, si ottiene uno dei farmaci sotto ricetta medica più utilizzati nel trattamento della ipertrofia prostatica benigna. Le stesse farmacopee (il testo ufficiale con cui ogni Stato indica le caratteristiche e la qualità dei farmaci utilizzabili in quel paese) si avvalgano di principi attivi derivati da piante medicamentose sulla base di consolidati e dimostratati utilizzi clinici nell’uomo. Pertanto quando parliamo di fitoterapia (così come di prodotti erboristici) stiamo parlando di sostanze capaci di esplicare una determinata azione farmacologica in grado di indurre una risposta terapeutica più o meno evidente, se utilizzate ai dosaggi opportuni. Non è quindi possibile affermare che le sostanze “naturali” o meglio i prodotti derivati dal mondo vegetale siano tout court esenti da eventi indesiderati. In quanto dotati di attività farmacologica tutti i prodotti fitoterapici, sia quelli venduti in farmacia che quelli reperibili in erboristeria o direttamente sugli scaffali del supermercato possono indurre reazioni avverse se utilizzati ai dosaggi sbagliati o impropriamente. D'altronde, chi potrebbe mai sostenere che la cocaina o la stricnina (due prodotti “naturali” estratti da due piante, rispettivamente dalle foglie dell’Eritroxylon Coca e dai semi della noce vomica e della fava di S. Ignazio) siano sostanze “innocue”? E’ invece generalmente vero che in confronto alle specialità medicinali l’azione dei fitocomplessi è più lenta, ma aggiungendosi una serie di meccanismi accessori al meccanismo d’azione principale si ha un’azione finale terapeuticamente efficace e meno tossica. Tuttavia, non è certamente possibile affermare che “tutto quello che è naturale non fa male”. L’omeopatia d’altro canto rappresenta un ulteriore approccio terapeutico piuttosto dissimile dalla medicina “convenzionale” e quindi anche dalla stessa fitoterapia (anche se con quest’ultima “condivide” l’impiego di alcuni rimedi, quali ad esempio le tinture madri). L’omeopatia tuttavia ha una caratteristica più olistica, basata sul principio del “simile cura simile” (similia similibus curantur) così come definito dal medico che per primo introdusse questa pratica nel XIX secolo, ovvero il dott. Samuel Hahnemann. Secondo i principi dell’omeopatia ogni patologia va curata somministrando a bassissime dosi (infinitesimali) quelle sostanze che sono in grado di provocare gli stessi disturbi o sintomatologie nel soggetto sano. Questo stimolerebbe il nostro organismo a produrre una reazione in grado di rispondere efficacemente alla manifestazione dei sintomi fino alla guarigione. Per certi versi, l’omeopatia è più simile ad un vaccino che non ad un antibiotico o ad un antifiammatorio. Per esempio, si usano gli estratti diluiti del veleno di ape (apis) per curare le punture di ape e tutte le punture di insetto che provocano sintomi simili a quelli della puntura dell’ape (similimum). Diluendo in acqua fino a quantità infinitesimali le varie sostanze e scuotendo di volta in volta le soluzioni ottenute alle diverse concentrazioni (dinamizzazione) si possono eliminare le proprietà tossicologiche esaltando invece quelle terapeutiche, grazie all’energia trasmessa dalla dinamizzazione. L’infintesimale diluizione dei rimedi omeopatici rappresenta tuttavia il principale motivo di perplessità sul funzionamento dell’omeopatia da parte della medicina “ufficiale”, ovvero quella che si basa sul “metodo scientifico”, dal momento che in un granulo omeopatico non è possibile determinare chimicamente la presenza di molecole attive che non siano il solvente (l’acqua) o il mezzo di dispersione (lattosio). Da queste sintetiche e non sicuramente esaustive considerazioni si può però facilmente comprendere come sia l’omeopatia che la fitoterapia siano approcci terapeutici per molti tratti diversi e che necessitano di uno studio approfondito per essere utilizzati al meglio. Piuttosto che dedicare troppo tempo a ricerche fai da te, rischiando equivoci o fraintendimenti sulla nostra salute, è bene sempre ricordare che un medico così come un farmacista che abbiano approfondito queste materie siano senza dubbio la risorsa migliore per un consulto sul nostro benessere. Buona Vita! Articolo pubblicato su Portogruaro.Net Magazine Settembre/Ottobre 2016
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