Secondo uno studio britannico, i bambini che saltano regolarmente la colazione potrebbero non riuscire ad assumere le quantità raccomandate di nutrienti essenziali.
I risultati della ricerca pubblicata on line nel British Journal of Nutrition il 17 agosto (questo l'articolo integrale) hanno infatti evidenziato che nei bambini che saltavano la colazione ogni giorno aumentavano le probabilità di non assumere sufficienti quantità di ferro, calcio, iodio e folati rispetto ai bambini che, al contrario, facevano colazione tutte le mattina. I coautori dello studio, Gerda Pot e Janine Coulthard del Kings College London hanno evidenziato in un'intervista a Reuter Health che "nel gruppo di bambini che consumavano regolarmente la loro prima colazione vi era una percentuale maggiore di soggetti in cui la quantità assunta di nutrienti era pari a quella consigliata rispetto a chi invece saltava la colazione" "Questi risultati suggeriscono che fare regolarmente la colazione potrebbe svolgere un ruolo importante nel garantire che un bambino assuma le quantità raccomandate di questi micronutrienti chiave", sostengono Pot e Coulthard. Sebbene i bambini più grandi avessero più probabilità di saltare la prima colazione, la mancanza nutrizionale giornaliera era tuttavia più marcata nel gruppo dei bambini più piccoli che saltavano la colazione quotidiana. "La ricerca ha indicato che anche se nei gruppi di bambini tra i 4 e i 10 anni vi era una maggior propensione a fare la colazione rispetto al gruppo di soggetti tra gli 11 e i 18 anni, le carenze maggiori nell'assunzione di micronutrienti sono state osservate proprio nel gruppo di età più giovane quando si confrontavano i giorni in cui gli stessi bimbi facevano la colazione rispetto ai giorni in cui al contrario non assumevano alcun alimento alla mattina. Per questo motivo, può quindi essere particolarmente importante assicurare che i bambini compresi nella fascia di età di questo gruppo più giovane (4-10 anni) mangino regolarmente una sana colazione, sia a casa che nelle mense scolastiche". I ricercatori hanno esaminato i diari alimentari di quattro giorni per quasi 1.700 bambini di età compresa tra 4 e 18 anni. Le informazioni sono state raccolte da un'indagine annuale nazionale sulla dieta e sull'alimentazione tra il 2008 e il 2012. La "colazione" era definita come l'assunzione di più di 100 calorie tra le 6 e le 9 del mattino. Nel complesso, circa il 31% dei bambini faceva la prima colazione ogni giorno, il 17% non consumava mai la prima colazione e il rimanente 52% mangiava solo alcune mattine, mentre saltava la colazione in altri giorni. In quest'ultimo gruppo, i ricercatori hanno anche confrontato le differenze nell'assunzione di nutrienti da parte dello stesso bambino nei diversi giorni. Il team ha evidenziato che il 6,5% dei bambini di età compresa tra 4 e 10 anni saltava la prima colazione ogni giorno, rispetto al quasi 27% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni. Le ragazze avevano più probabilità di saltare la prima colazione rispetto ai ragazzi, mentre il reddito familiare tendeva ad essere più alto nelle famiglie dei bambini che facevano colazione ogni giorno. Più del 30% dei bambini che saltavano la colazione non aveva assunto abbastanza ferro durante il giorno, rispetto a meno del 5% dei bambini che al contrario avevano fatto la prima colazione. Circa il 20% dei bambini che saltavano la colazione avevano bassi livelli di calcio e iodio, rispetto a circa il 3% dei bambini che mangiavano a colazione. Circa il 7% dei bambini che saltavano la colazione aveva inoltre valori di folati più bassi rispetto a nessuno nei gruppi che facevano la colazione. I ricercatori hanno anche evidenziato che nei bambini che saltavano la colazione vi era un aumento dell'assunzione di grassi. I bambini che non mangiavano al mattino non sembravano inoltre compensare la mancanza della colazione assumendo più calorie più tardi durante il giorno. Infatti, i bambini che non facevano la prima colazione assumevano lo stesso numero o meno calorie totali dei bambini che al contrario mangiavano al mattino ogni giorno. Pot e Coulthard hanno inoltre evidenziato che assicurare che i bambini abbiano la prima colazione sembra essere più difficile nel gruppo di età più elevata, probabilmente per la minor propensione alla supervisione dei genitori. "Una tattica sarebbe quella di coinvolgere i bambini nella preparazione della colazione, magari predisponendo qualcosa la sera prima quando ad esempio il tempo a disposizione al mattino fosse troppo poco". Gli autori hanno infine suggerito che nei social media si possono recuperare facilmente idee con ricette sane, semplici e gustose tra le quali far sceglieri la colazione ai bambini, aggiungendo che postare la foto delle loro "creazioni" on line potrebbe essere un ulteriore modo per coinvolgere i ragazzi nel costruire la buona abitudine della colazione mattutina. Buona VIta! :) Fonte: Reuters Con l'arrivo della primavera e delle belle giornate si comincia a cambiare il guardaroba nell'armadio, riponendo maglioni e sciarpe e recuperando i vestiti più leggeri. Purtroppo, capita a volte che dopo l'inverno, periodo nel quale aumenta la necessità di cibi più calorici e diminuisce la possibilità di fare movimento all'aria aperta, qualcuno si ritrovi nella spiacevole situazione di non rientrare più nella taglia sperata. Per qualcuno comincia così una corsa contro il tempo, nella speranza di ritornare in piena forma nel giro di poche settimane. Tuttavia, dobbiamo ricordare che il nostro corpo è un organismo che si basa su equilibri delicati che necessitano di cambiamenti fisiologici e graduali per non rischiare di vanificare gli sforzi nel lungo termine e soprattutto per evitare potenziali rischi per la salute stessa. Per poter arrivare in forma per l'estate e perdere qualche taglia nel modo più salutare possiamo quindi seguire una serie di piccole sane abitudini, tutte tratte dai risultati di ricerche cliniche scientificamente validati, che ci permetteranno di perdere peso in modo costante e duraturo e, allo stesso tempo, ci aiuteranno a migliorare il nostro stato di benessere generale. Ecco di seguito le 10 mosse per ritrovare la nostra forma migliore: 1) Riduci il consumo di carne e i cibi di origine animale. Gli studi clinici hanno dimostrato che modelli alimentari basati su cibi vegetali, vegetariani o (quasi) vegani sono spesso sufficienti per un controllo efficace del peso. Il motivo principale dell'impatto sul calo ponderale di questi regimi alimentari è fondamentalmente dato dal fatto che consentono di mangiare a sazietà rispetto ad altri tipi di dieta che, al contrario, richiedono restrizioni più impattanti e quindi anche più difficili da seguire. 2) Non avere fretta. Perdere peso in tempi rapidi è spesso controproducente: la ricerca ha evidenziato che perdere il 5% del proprio peso in 5 settimane riduce anche la massa magra. Ciò comporta di conseguenza anche una riduzione del metabolismo basale dato che sono i nostri muscoli che ci aiutano a consumare maggiori calorie anche a riposo. E' dimostrato che la stessa riduzione di peso in 15 settimane (circa 4 etti a settimana) riduce quasi esclusivamente la massa grassa. Dunque, per arrivare in forma a metà giugno, cominciate subito in modo graduale! 3) Distribuisci in più momenti giornalieri la quantità di cibo, evitando di saltare i pasti. Questo semplice accorgimento migliora il controllo dell'appetito e limita l'assunzione di calorie e grassi. Ricordati inoltre di concentrare circa il 70% delle calorie tra colazione, spuntino e pranzo, riducendo le calorie nei pasti pomeridiani e serali. 3) Inizia il pasto con una buona porzione di fibra. Gli studi clinici hanno evidenziato che iniziare il pasto con un piatto di insalata (300 grammi circa), una zuppa di verdure (meglio se fatte in casa) o con una mela a fettine riduce significativamente l'introito calorico del pasto stesso. 4) Elimina completamente le bevande gassate e zuccherate. No quindi a bevande a base di cola, incluse le bibite "light" (sembra che aumentino la preferenza per i cibi dolci), aranciate, succhi di frutta, latte scremato a tavola, bibite energetiche, bevande alcoliche (incluso il vino), Utilizza solo acqua, sia ai pasti che fuori. Concediti eventualmente qualche caffè o the purché rigorosamente non zuccherati. 5) Scegli spuntini salutari. Dall'analisi di più ricerche si è evidenziato che gli spuntini migliori per dimagrire sono risultati essere una manciata di prugne secche o circa 30 grammi di frutta secca oleosa (noci, mandorle... preferibilmente da sgusciare) o uno yogurt bianco senza zucchero con frutta fresca a pezzi. Con questi alimenti negli studi clinici sono stati ottenuti i risultati migliori nella perdita di peso e nella riduzione della fame in corso di dieta. 6) Sostituisci i cereali raffinati (pasta, pane, riso...) con cereali integrali. Secondo recenti studi il consumo di cereali integrali al posto di quelli raffinati riduce l'assorbimento di calorie durante la digestione e accelera il metabolismo portando ad un risparmio energetico di circa 100 calorie al giorno. 7) Evita i cibi fritti e i fast food. E' stato dimostrato che il consumo frequente di cibi fritti, specie fuori casa e il consumo di pasti nei fast food si associa a sovrappeso e altre malattie cardiometaboliche, oltre che ad un maggior indice di massa corporea. 8) Scegli cibi consistenti e viscosi. Per un maggior controllo dell'appetito e di conseguenza del peso, a parità di calorie ingerite, ricorda che sono più sazianti i cibi di maggiore consistenza. Per questo motivo meglio un'insalata di riso e verdura cruda piuttosto che un risotto e verdure cotte, meglio un panino croccante piuttosto che un pane più soffice, meglio yogurt semi solidi rispetto a yogurt liquidi di pari calorie. Una maggior permanenza del cibo in bocca sviluppa infatti un maggior senso di sazietà. 9) Sostituisci le tradizionali portate dei pasti principali con un piatto unico. Rispetto ai tradizionali pasti con più portate, con primo, secondo, contorno, frutta e dolce è stato dimostrato che il "piatto unico/completo" è molto più salutare e contribuisce al miglioramento dell'indice di massa corporea. Puoi approfondire la composizione del "Piatto del mangiar sano" elaborato dalla Harvard Medical School cliccando sul seguente link o sulla immagine sottostante, tratta da "The Nutrition Source, Department of Nutrition, Harvard T.H. Chan School of Public Health, http://www.thenutritionsource.org e Harvard Health Publications, harvard.edu.” 10) Pianifica la spesa. Per avere sempre a disposizione cibi salutari ed in linea con i tuoi obiettivi di dimagrimento ricordati di preparare sempre una lista predefinita prima di andare al supermercato e non deviare da quella. Evita le offerte promozionali (tipo 2x1) o di fare una piccola scorta di cibi "sfiziosi" da tenere per eventuali occasioni speciali o per gli ospiti. Eviterai così le inutili tentazioni. Almeno finché non raggiungerai i tuoi obiettivi di benessere. Un ultimo consiglio pratico: i ricercatori hanno anche studiato quale attività possa aiutare maggiormente a distrarsi nel caso di craving (desiderio compulsivo di qualcosa, tipo il cibo o il fumo...). Sembra infatti che per distrarre la mente dagli attacchi di fame un ottimo rimedio sia il Tetris: basta infatti giocare a Tetris per 3 minuti per ridurre a livelli tollerabili intensità e frequenza degli attacchi di craving. Una alimentazione sana è la base per una progressiva riduzione del peso corporeo. Se saprai unire un buon regime alimentare ad un'adeguata attività fisica (anche solo di intensità moderata e con qualche sessione di esercizi con i pesi), senza scordarti di dedicare la giusta attenzione anche ad una buona qualità del sonno i risultati non tarderanno ad arrivare. Non perdere tempo. L'estate si avvicina! :) Buona Vita! P.S. Una gratificazione ogni tanto, ad esempio un gelato al sabato o un pranzo domenicale più "sfizioso" è il giusto premio da mettere in programma per avere saputo affrontare una settimana di buone abitudini alimentari! :) I consigli riportati in questo post sono tratti dalle conclusioni di rigorosi studi clinici pubblicati in riviste scientifiche internazionali e riassunti in una delle "Pillole di educazione sanitaria per cittadini-consumatori" della Fondazione Centro Studi Allineare Sanità & Salute.
Molto probabilmente non avrei mai scritto questo articolo se non avessi vissuto sulla "mia pelle" la necessità di dover assumere un gastroprotettore per un lungo periodo della mia vita.
Come accade per milioni di persone al mondo, anch'io, in seguito ad un periodo di forte stress e di un eccesso di impegni lavorativi, iniziai ad assumere farmaci per inibire l'acidità gastrica per contrastare una fastidiosa gastrite erosiva autoimmune. Assumevo ogni giorno 20 milligrammi di pantoprazolo. A volte, mattina e sera. Continuativamente per qualche mese. I sintomi miglioravano e l'utilizzo del gastroprotettore diventò presto una abitudine assodata. Finché non incappai in un articolo (questo il link) in cui venivano dettagliatamente riportati i dati di uno studio clinico nel quale si evidenziava come l'utilizzo continuativo degli inibitori della pompa protonica (impropriamente noti anche come Prazoli) aumentava di circa una volta e mezza il rischio di demenza senile. Restai molto colpito, non solo per la mia vicenda personale, ma soprattutto pensando a quante persone, specialmente anziani, ogni giorno assumono questi farmaci (gli inibitori di pompa sono da anni al primo posto in termini di spesa sanitaria convenzionata). Approfondendo il tema, mi resi presto conto di come l'utilizzo dei gastroprotettori per periodi prolungati sia molto spesso inappropriato e potenzialmente molto dannoso. Alcuni studi clinici (qui un articolo sul tema) hanno infatti dimostrato che una percentuale molto elevata delle prescrizioni fatte per gli inibitori di pompa protonica non rispondono a criteri di scelta ritenuti validi e spesso sono dovute ad una generica "prevenzione", documentatamente inutile. Non solo, le evidenze cliniche dei molti effetti collaterali di questa classe di farmaci (dagli effetti su digestione e allergie, ad un aumento del rischio di complicanze infettive di fratture, fino all'aumento del rischio di ictus - clicca sul testo per gli articoli di approfondimento) rendevano chiaro come l'utilizzo di tali farmaci dovesse necessariamente essere limitato a brevi periodi di tempo. Cosa che purtroppo nella mia pratica quotidiana vedo continuamente smentita. In effetti, non è facile smettere l'assunzione di un inibitore di pompa protonica. Per chi soffre di gastrite o bruciori di stomaco, la capsula del suo "prazolo" diventa una sorta di coperta di Linus senza la quale ci si sente improvvisamente "vulnerabili". Tuttavia, come detto, l'assunzione di questi farmaci per un lungo periodo ci espone al rischio di patologie molto spesso ben più fastidiose e talora più gravi di un "comune" bruciore di stomaco. Allora che fare? Smettere improvvisamente non è francamente possibile. Anzi, si rischierebbe di aggravare in seguito alla sospensione improvvisa la ipersecrezione acida dello stomaco, con conseguente aumento della sintomatologia. Purtroppo, è necessario armarsi di pazienza e dare al nostro corpo il tempo necessario per rimettere le cose a posto. Tuttavia, ponendosi l'obiettivo di vivere una vita più sana si possono ottenere risultati insperati. E' successo a me ed è successo anche ad altre persone di cui ho avuto la possibilità di raccogliere le esperienze. In affiancamento al consiglio del proprio medico curante, ecco alcuni suggerimenti che possono aiutarci a liberarci dalla "dipendenza" degli inibitori di pompa protonica. Il primo passo da fare, come è facile intuire e come molto spesso è invece difficile da applicare, è modificare le nostre abitudini alimentari. Non c'è via di scampo. Continuare a mangiare in modo errato sperando che una pillola metta tutto a posto è sbagliato e dannoso. Il cibo è la nostra miglior medicina, fin dai tempi di Ippocrate, e nel caso dei problemi di acidità gastrica non ammette "concessioni". Dobbiamo rispettare il nostro corpo e adeguarci. I rischi a cui andiamo incontro e di cui abbiamo parlato in precedenza dovrebbero darci la giusta motivazione per iniziare a cambiare le cattive abitudini alimentari. Da evitare dunque caffè, tè, cibi fritti, piatti grassi o molto conditi (attenzione ai pasti fuori casa dove l'uso di olio per insaporire sughi e condimenti è talora eccessivo), dolci ricchi di grassi (burro, margarina, panna), conserve di pomodoro, cibi piccanti, spezie, alcolici, bevande gassate, succhi e spremute di fruta, sottaceti, aglio, cipolla, menta, pepe. Cose buone, lo so, ma se il nostro corpo ci chiede una "pausa" non possiamo continuare a maltrattarlo. Dobbiamo spostare la nostra attenzione da una "ricompensa" immediata e fugace (il sapore dei cibi) ad un obiettivo più importante e duraturo che è il nostro benessere, che potrà appagarci e renderci soddisfatti molto più a lungo. Eliminiamo totalmente quindi dalla nostra dispensa tutti i cibi sopra elencati (non figurativamente, ma praticamente dato che cadere in tentazione fa parte dell'animo umano) e cominciamo con una spesa più adatta alle "esigenze" del nostro stomaco: latte scremato, caffè d'orzo, marmellate senza zucchero, pane e pasta integrali, zuppe di verdura, carne magra, pesce, ricotta, legumi, verdura (preferibilmente cotta), carote, cavoli, piselli, broccoli, fagiolini. Riduciamo le porzioni, evitando di fare pasti abbondanti, preferendo l'inserimento di qualche spuntino spezzafame (un frutto, una manciata di frutta secca, uno yogurt magro) per non restare a stomaco vuoto. Sforziamoci di mangiare ad orari regolari senza mai saltare un pasto o ritardarlo eccessivamente. Evitiamo l'uso di aceto e di bevande gassate (compreso l'acqua minerale). Importante anche masticare a lungo i bocconi, senza fretta. Rallentiamo i ritmi. Anche nei pasti. Una corretta masticazione rende più agevole la digestione e riduce i tempi di permanenza gastrica del cibo. Unitamente ad una miglior alimentazione, troviamo il tempo di dedicarci ad una regolare attività fisica. Non intensa, ma costante. Molto spesso sento dire che nei mille impegni della quotidianità manca il tempo per un po' di movimento (basta anche una camminata veloce di trenta minuti al giorno). Iniziate a considerare che non è (quasi) mai questione di tempo, ma di priorità. Venti, trenta minuti al giorno non sono poi così difficili da recuperare. Andando a letto un quarto d'ora prima, alzandosi un decina di minuti prima, rinunciando a qualche minuto sui social, spegnendo la tv un po' in anticipo, riducendo le attività meno importanti, vedrete che il tempo da dedicare al vostro benessere può essere facilmente recuperato. L'attività fisica è fondamentale. Ci aiuta a rilassare la mente e fortifica il nostro sistema immunitario. Non si tratta di "essere alla moda" o di "apparire in forma", ma di volerci bene. Anche le tecniche di rilassamento mentale sono molto importanti. Da bambini ci insegnano a camminare e a parlare. Nessuno ci insegna a respirare. Imparare a respirare e a "svuotare" la mente è un ottimo metodo per scaricare ansia e recuperare dallo stress, tra le principali cause dell'iperacidità gastrica. Ci sono moltissime app per smartphone, anche gratuite, che possono aiutarci in questo. Mindfuless, training autogeno, varie tecniche di meditazione, la preghiera vanno tutte bene. L'importante è focalizzare la mente sul presente e distoglierla da pensieri negativi e ansiogeni. Anche lo yoga in quest'ottica può diventare un ottimo rimedio, dato che la pratica di questa attività racchiude in sè attività fisica leggera e tecniche di rilassamento mentale. Un ulteriore supporto a questo percorso può arrivare dall'utilizzo di un apporto complementare di probiotici (più comunemente detti, anche se in alcuni casi impropriamente, "fermenti lattici"). Oltre a essere l’area più estesa dell’organismo, il tratto gastrointestinale è un vero e proprio ecosistema molto eterogeneo, caratterizzato da un elevato grado di biodiversità: è costituito da oltre 500 specie diverse di microrganismi, in prevalenza di origine batterica, che nel loro insieme costituiscono la flora batterica o microbiota. Il giusto equilibrio (o "eubiosi") dei differenti ceppi di microbi è fondamentale per un funzionamento ottimale di funzioni metaboliche essenziali, immunomodulanti e neuroendocrine. L'utilizzo continuativo di inibitori di pompa altera il ph fisiologico dello stomaco e questo a lungo andare, oltre a compromettere la funzionalità di molti enzimi digestivi, altera l'equilibrio della flora intestinale, portando ad uno stato di "disbiosi". I probiotici sono quindi importanti nel ripristino del giusto equilibrio della nostra microflora batterica condizione che permette al nostro organismo di "funzionare" in modo ottimale e di sostenere una risposta immunitaria efficace. Recenti studi clinici evidenziano come la scelta di alcuni ceppi di probiotici rispetto ad altri possa dare risultati più tangibili. In questo senso, scegliere probiotici contenenti ceppi di Lactobacillus Acidophilus, Lactobabillus Rhamnosus o in particolare di Lactobacillus reuteri potrebbero essere le scelte più opportune nel controllo e nella prevenzione di patologie da ipersecrezione acida. Infine, per controllare la sintomatologia del bruciore di stomaco possono essere utili preparati a base di estratti vegetali come la camomilla e lo zenzero. Particolarmente interessante è inoltre la capacità di alleviare i sintomi della dispesia della liquirizia deglicirrinizata (ovvero priva di glicirrizina, composto presente nella liquirizia che potrebbe far alzare la pressione arteriosa nel lungo termine). Una volta che sarete riusciti a modificare la vostra alimentazione, ad aggiungere almeno una ventina di minuti di leggera attività fisica giornaliera, a rilassare la vostra mente, a ripristinare un buon equilibrio della vostra flora batterica, in accordo con il vostro medico curante, potrete iniziare a ridurre gradualmente l'uso dei "prazoli". Potrete prima iniziare ad abbassare il dosaggio giornaliero, poi eventualmente ad assumere una compressa a giorni alterni, prestando attenzione ad un eventuale ricomparsa di sintomi dovuti all'iperacidità (bruciori di stomaco, eruttazioni...). Se la sintomatologia dovesse ripresentarsi una volta interrotto l'uso dell'inibitore di pompa, potreste verificare la possibilità di utilizzare un farmaco come la ranitidina, appartenente ad una classe di farmaci diversa, ovvero gli antagonisti dei recettori H2, che allo stato attuale, sembrano essere più sicuri per impieghi prolungati. Al dosaggio di 75 mg (due volte al giorno), la ranitidina è inoltre disponibile come farmaco da banco e potrebbe essere utile, in alternativa o in aggiunta ai rimedi naturali sopra citati per il controllo della sintomatologia dispeptica o in occasione di qualche strappo alla regola in termini alimentari. Attenzione anche all'uso di farmaci analgesici o antifiammatori se sapete di avere uno stomaco delicato: limitatene l'uso solo alle situazioni strettamente necessarie, verificando con il vostro medico o con il vostro farmacista altri rimedi che non mettano a repentaglio i vostri sforzi per mantenere sotto controllo l'acidità dello stomaco. Dalla mia esperienza personale e professionale, una volta intrapresi tutti questi accorgimenti, i risultati non tarderanno ad arrivare. L'importante, come in molte altre situazioni della vita, è concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine, provando a rinunciare a qualche eccessivo "peccato di gola" o a poco salutari abitudini quotidiane: il nostro benessere sarà il modo migliore di veder ripagati i nostri sforzi. Buona Vita! AGGIORNAMENTO DEL 06/07/2017 Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal (BMJ) Open a luglio 2017 evidenzia che l'uso a lungo termine degli inibiotori di pompa è collegato ad un aumento del 25% del rischio di morte. Nei commenti all'articolo si raccomanda pertanto ai medici di limitarne le indicazioni per l'uso e la durata del trattamento. Nello studio, sono stati esaminati, attraverso una banca dati nazionale statunitense relativa a più di 6 milioni di persone, i dati disponibili per 349.312 persone che avevano assunto, tra il 2006 e il 2008, inibitori di pompa oppure un'altra classe di farmaci chiamata H2 antagonisti. Ne è emerso che, rispetto all'uso di H2 antagonisti, l'uso degli inibitori è stato associato ad un aumento del rischio di morte del 25% per tutte le cause, e questa percentuale aumentava in chi li utilizzava per più tempo. Questi dati si aggiungono a un crescente numero di prove che legano l'uso di questi farmaci ad una serie di molteplici problemi di salute e confermano che, allo stato attuale, i farmaci H2 antagonisti sembrano avere un profilo di tollerabilità migliore specie se associati ad un uso prolungato, così come avevamo consigliato nella versione originale di questo articolo. |
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