Più approfondisco il tema della felicità, più trovo studi scientifici e libri in cui si sottolinea che la felicità è determinata più dal proprio stato d'animo che da eventi esterni.
Le persone tendono a mescolare la felicità con cose come il piacere o il successo, ma la differenza tra loro è immensa, perché il piacere non dura mai a lungo, così come il successo può subire alterne vicende. Solo la (vera) felicità è duratura. Come hanno dimostrato numerosi studi psicologici, vincere alla lotteria o ricevere la diagnosi di una malattia mortale influisce notevolmente sui nostri livelli complessivi di felicità, ma solo per un brevissimo periodo di tempo. Dopo la reazione iniziale, la maggior parte delle persone torna al livello di felicità di base, che tuttavia ha ben poco a che fare con ciò che realmente ci accade ed invece ha molto più a che fare con ciò che ci aspettiamo che accada e come elaboriamo ciò che è già accaduto. La nostra felicità momento per momento è in gran parte determinata dalla nostra prospettiva. In effetti, se ci sentiamo felici o infelici in un dato momento spesso ha ben poco a che fare con le nostre condizioni assolute, ma piuttosto è una funzione di come percepiamo la nostra situazione, di quanto siamo soddisfatti di ciò che abbiamo. La felicità, in buona sostanza è relativa. E questo rende possibile poter allenare le nostre capacità per raggiungerla. In poche parole, il fattore principale per raggiungere la felicità è il nostro stato mentale e lo strumento principale per raggiungere la felicità è la nostra mente. Il problema principale in questa equazione è che l'evoluzione ha progettato le nostre menti per essere costantemente preoccupate dal confrontarsi con gli altri. Per milioni di anni, la logica è stata solida: non era intelligente sentirsi a proprio agio in mezzo ad una natura selvaggia e spesso inospitale e di tigri dai denti a sciabola; era molto più intelligente confrontarti con gli altri e cercare di modellare il tuo comportamento su quelli che erano migliori e più fortunati di te. Ciò garantiva ai nostri antenati le migliori possibilità di sopravvivenza. Il mondo di oggi è molto più sicuro e molto più giusto. Siamo riusciti a costruire società in grado di soddisfare i bisogni fondamentali della maggior parte delle persone. Sfortunatamente, questo antico meccanismo di confronto funziona ancora nella parte più "primitiva" della nostra mente, influenzando fortemente i nostri sentimenti di appagamento e i livelli di felicità. Il confronto costante con coloro che sono più intelligenti, più belli o che hanno più di successo di noi tende a generare invidia, frustrazione e infelicità. Tuttavia possiamo usare questo stesso principio in modo positivo; possiamo aumentare la nostra sensazione di soddisfazione nella vita confrontandoci con chi è meno fortunato di noi e riflettendo su tutte le cose che abbiamo. In altre parole, se la felicità risulta dal confronto, allora semplicemente adeguando i nostri standard di confronto - che sono, dopo tutto, costrutti arbitrari - possiamo aumentare i nostri livelli di felicità. Ad esempio, non importa quanto sia stata brutta la tua giornata, solo prendendo in considerazione il fatto che essere in grado di leggere questo post ti rende più fortunato della metà della popolazione mondiale, che non ha alcun accesso a Internet. Fallo più spesso e ti allenerai a non disperare per non possedere il nuovissimo Samsung Galaxy o l'ultimo modello di iPhone, indipendentemente da quanti dei tuoi amici lo hanno acquistato. Lo so benissimo che non basta sentirsi più fortunati di altri per cambiare il nostro umore o per farci tornare il sorriso dopo una giornata di screzi con i colleghi o con il capo. Tuttavia, praticare più spesso di quanto siamo abituati la gratitudine anche per le piccole cose è un modo per allenare la nostra mente ad essere più felice. Purtroppo non esiste una pillola magica che possa farci cambiare atteggiamento mentale. L'abitudine alla felicità è un allenamento della mente. Pretendere di sentirci più sereni e felici ringraziando per le cose che abbiamo dopo aver finito di leggere queste righe è come pretendere di avere il fisico di Brad Pitt in Troy dopo essere andati per mezz'ora in palestra. E' solo la pratica deliberata e costante che può davvero aiutarci a modificare ogni aspetto della nostra vita.
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Ci sono occasioni in cui mi stupisco di come la sorte si diverta a farmi scoprire aspetti di mio interesse che non conoscevo.
Proprio ieri sera avevo scritto in questo mio diario "virtuale", alcuni appunti sulla chimica dello stress. In tarda serata, mentre tornavo a casa in macchina ho scelto per rilassarmi di ascoltare il riassunto della biografia di un mio idolo degli anni 90, il mitico Phil Jackson, allenatore di squadre da sogno come i Chicago Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen e dei Los Angeles Laker di Kobe Bryant e Shaq O'Neal. La biografia si intitola "Eleven Rings" ovvero "Undici anelli". Undici come i titoli NBA vinti da Jackson. Gli anelli sono invece il simbolo della vittoria del campionato NBA (per tradizione, alla fine di un campionato NBA ogni membro della squadra vincente riceve un anello personalizzato con il proprio nome, il nome del team e l'anno), ma sono anche un elemento ricorrente nel mondo spirituale che simboleggia la ricerca di sé, dell’armonia e della connessione con il resto del mondo. Ascoltando il 4Books di "Eleven Ring" , scopro che Phil Jackson attribuisce molto del suo successo come allenatore alla capacità di infondere una certa "spiritualità" alle sue squadre, in particolare gestendo al meglio la forza della mente attraverso meditazione e mindfulness. "Il termine mindfulness indica una tipologia di tecniche di rilassamento e meditazione impiegate per riconoscersi presenti nel momento attuale e liberare la mente dai pensieri che la affollano riferiti a passato e futuro. Respirare e lasciar andare le preoccupazioni che si accalcano dentro di noi è un esercizio più complesso di quel che si potrebbe pensare, ma incredibilmente potente per aiutarci a ritrovare serenità, concentrazione e consapevolezza. La mindfulness ha origine dalle discipline di meditazione orientale, e oggi viene impiegata largamente come pratica quotidiana per diventare più consapevoli sia di noi stessi, sia del mondo che ci circonda; la pratica di questa disciplina non si limita tuttavia alla sfera personale, e sempre di più viene impiegata anche in altri ambiti, quali lavoro, carriera e leadership." In Eleven rings, si sottolinea come nel lavoro di Jackson come allenatore di basket abbia avuto una grande influenza il pensiero e l’opera di Shunryu Suzuki, monaco e insegnante Zen, noto per aver aiutato la diffusione delle pratiche orientali negli Stati Uniti. "Secondo Suzuki, lo Zen è una disciplina pragmatica, che aiuta chi la pratica ad agire con semplicità, ma soprattutto a mettere in dubbio ogni cosa senza abbracciare per forza regole che non condividiamo. Anche la meditazione spiegata da Suzuki è decisamente semplice, dato he prevede tre semplici step: 1. sedere con la schiena dritta, le spalle rilassate e il mento fermo; 2. seguire il proprio respiro con la mente; 3. non tentare di fermare i pensieri, ma riconoscerli e lasciarli andare, per tornare a concentrarsi sul respiro. Nonostante le regole per meditare siano poche e semplici, chi abbia provato a praticare almeno una volta saprà come all’inizio sia molto difficile riuscire a concentrarsi solo sul respiro lasciando andare i pensieri; tuttavia, con la pratica, il controllo sulla propria attenzione si fa più semplice e finalmente la mente si libera. Dalla pratica meditativa Zen emergono tre aspetti molto importanti per ogni leader, da aggiungere agli undici legati alla mindfulness visti in precedenza: 1. lasciare andare il controllo: tentare di padroneggiare e contenere attivamente chi ci circonda è il modo migliore per perdere il controllo che vorremmo. Al contrario, dobbiamo lasciar spazio agli altri e anzi incoraggiarli ad agire come meglio credono, e osservarli attentamente per comprenderli a fondo; 2. avere fiducia nel momento presente: troppo spesso veniamo confusi e distratti da quel che è accaduto nel passato o quel che pensiamo possa accadere in futuro, perdendo l’importanza di essere qui, adesso.[...]; 3. vivere con compassione: la compassione è la chiave per rivoluzionare le relazioni con chi ci circonda, e il modo migliore per coltivarla è essere presente nel momento. In una società che ci costringe a ritmi sempre più competitivi che spesso portano molti di noi a raggiungere elevati di stress, mi è sembrato piuttosto interessante scoprire come uno degli allenatori più vincenti e leggendari della storia dello sport, abbia potuto trarre grandi vantaggi dalla midnfulness e da un approccio più "spirituale" allo sport. Come spesso raccomando anche ai miei clienti, per riuscire a diventare più efficienti nella vita e nei rapporti è più importante imparare a rallentare i propri ritmi (imparando a gestire meglio il nostro tempo programmando anche i momenti da dedicare a noi stessi) piuttosto che accellerarli per accumulare impegni e attività sperando che facendo più cose si possa davvero ottenere di più. Anche se siamo spesso abituati a giudicare il nostro impegno e la nostra produttività sulla base della quantità di stress che accumuliamo durante la giornata, è invece dimostrato che le nostre prestazioni e la qualità delle nostre scelte aumentano proprio quando riusciamo a non sentirci stressati e la nostra mente è più libera. *In corsivo, "4Books - Eleven Rings" di Phil Jackson, Hugh Delehanty - Libreria dello Sport, 2014 " Anche se la maggior parte delle persone sa perfettamente cosa significhi la parola stress, in pochi sono a conoscenza di cosa accada alla chimica del nostro organismo quando siamo soggetti a stress.
L'organismo sotto stress, infatti, rilascia una cascata di 1400 diverse sostanze biochimiche (ormoni e neurotrasmettitori) che influiscono sulle nostre percezioni e sensazioni). Livelli elevati di stress, protratti per lungo tempo, accellerano l'orologio biochimico dell'invecchiamento e privano l'organismo di energia emozionale e di vitalità. Tra queste sostanze, le più importanti sono: - l'adrenalina Viene secreta in grandi quantità in seguito a emozioni come rabbia o paura che, tuttavia, non permangono a lungo nel circolo sanguigno. In pratica, provocano una grande fiammata di energia che si esaurisce rapidamente, lasciandoci poi spossati e privi di forze. - il cortisolo E' un ormone fondamentale per il nostro organismo e viene prodotto naturalmente al mattino per aiutarci a ritrovare le energie per affrontare le nostre giornate. Tuttavia, quando se ne produce in quantità eccessiva e sopratutto per lungo tempo, può dare conseguenze piuttosto spiacevoli, che riflettono il tentativo dell'organismo di proteggersi. Livelli elevati di cortisolo protratti in modo cronico possono provocare così in sonnia, allergie, asma, reflusso acido, ulcere, accumulo di grassi nelle arterie e redistribuzione del grasso nei fianchi e nella vita. I livelli di cortisolo in eccesso permangono nel flusso sanguigno anche per diverse ore e questo può contribuire ad accrescere la sensazione di ansia e a deprimere perfino il sistema immunitario. Non solo. E' stato anche dimostrato che elevati livelli di cortisolo possono provocare un'atrofizzazione dell'area del cervello (ippocampo) deputata alla memoria, causando difficoltà nell'articolare il pensiero e vuoti di memoria. - le catecolamine Lo stress provoca anche il rilascio di catecolamine (neurotrasmettitori) che disattivano la corteccia prefrontale (l'area del cervello deputata all'elaborazione del pensiero, alla concentrazione e alle attività di pianificazione). Questo spiegherebbe anche perchè quando si è sotto stress ci sono più difficoltà a prendere decisioni con lucidità. In buona sostanza, più siamo stressati più fatica facciamo a prendere buone decisioni e più difficoltà abbiamo a restare focalizzati e concentrati. La maggior parte delle persone, in questi casi, diventa ancora più stressata sapendo di non riuscire a portare avanti i propri compiti lavorativi o peggio, lasciandosi soppraffare dal panico di trovarsi in una sitauzione così delicata. Un cane che si morde la coda. Imparare a gestire lo stress diventa quindi nella nostra società un elemento fondamentale per vivere meglio e più a lungo. Il problema è che per gestire lo stress non esiste una pillola magica. E peraltro nessuno ce lo insegna a scuola. Tuttavia, le tecniche di gestione dello stress sono numerose e ora, grazie anche alla tecnologia, sempre più efficaci e documentabili. Leggendo i dati più recenti sull'uso di internet e delle connessioni mobili, ho scoperto che in media controlliamo lo smartphone circa 85 volte al giorno.
85 volte al giorno. Ho dovuto rileggere la cifra due volte per essere sicuro di aver letto bene. Eppure è cosi. In termini di tempo, questo sigrnifica che passiamo circa 5 ore al giorno a controllare messaggi, usare app, navigare o leggere e rispondere alle email. In pratica, circa un terzo del tempo che passiamo da svegli è impiegato in questo modo. Sembra impossibile, non è vero? In effetti, i ricercatori hanno anche constatato che le persone sono convinte di stare davanti ad uno smartphone o ad un pc, meno della metà di quanto effettivamente stiano. In sostanza, per una buona parte, queste azioni sono del tutto inconsapevoli. La Dipendenza delle Notifiche Il dato che più mi ha sorpreso è stato però scoprire che delle 5 ore che si passano davanti allo smartphone/pc, ben 2,1 sono di completa distrazione. Ovvero sono una totale perdita di tempo, impiegata per lo più nell'attesa di una qualche "gratificazione" come controllare le notifiche, attendere un messaggio di risposta, leggere una mail gratificante. Queste "aspettative" creano in noi una produzione di neurotrasmettitori di cui si diventa facilmente "dipendenti". Forse, proprio mentre leggi queste righe stai pensando che è capitato anche a te più di una volta di controllare molto spesso lo smartphone, quasi in modo "compulsivo". Tranquillo. Siamo in tanti con lo stesso problema. Per ora, è importante iniziare a prenderne consapevolezza. Attenzione e Stimoli Questo continuo flusso di input esterni, tuttavia non ci ruba solo del tempo in assoluto nella nostra giornata, ma influisce negativamente anche sul tempo che dedichiamo ad alcune situazioni. Le statistiche ci dicono che abbiamo una qualche distrazione dovuta al pc o alla smartphone ogni 11 minuti. Considerando che in genere sono necessari circa 25 minuti per avere una concentrazione ottimale, capirai facilmente quanto questi stimoli possano influire anche sulla qualità del nostro lavoro o della nostra attenzione. Focalizzare le Priorità A questo punto, credo ti sia facile capire che se rinunci a qualche buona abitudine "salutare" non è tanto per la mancanza di tempo nelle tue giornate quanto per la "comodità" di non programmare nei dettagli il tuo benessere. Rinunciare alla tecnologia sarebbe ormai impossibile e non ti chiederò di buttare via lo smartphone o il computer. Tuttavia, possiamo "educarci" a riprendere il controllo dei mezzi digitali, imparando a programmare il nostro tempo e focalizzando le nostre priorità. Se non riesci a trovare il tempo per 15 minuti di camminata veloce o per prepararti un pranzo sano e bilanciato o per qualche minuto di meditazione o relax prova per qualche giorno a spegnere il tuo cellulare e togliere tutte le notifiche dal tuo pc per almeno un paio di ore al giorno. Niente messaggi, niente social, niente telefonate, niente distrazioni, dalle 08 alle 10 di mattina, ad esempio. In quelle due ore, concentra i tuoi impegni più importanti. Prenditi il tempo per occuparti delle cose a cui tieni di più senza farti distrarre da nulla. Sono certo che ottimizzando i tuoi sforzi in quelle due ore guadagnerai almeno 10-15 minuti al giorno da dedicare a qualche buona attività. Magari da impiegare alla lettura di qualche pagina di un libro sul tuo benessere o a una corsetta al parco o a fare una lista della spese più salutare del solito. Ti assicuro che una buona abitudine in più protratta per anni, può impattare sulla tua salute molto più di quanto tu creda. Impara a programmare l'uso della tecnologia digitale all'interno delle tue giornate. Con il tempo che risparmierai potrai trovare le energie e la concentrazione per sviluppare comportamenti più utili al tuo benessere, senza alcuna fatica. Anche se forse ti sembrerà strano, a livello genetico noi siamo fondamentalmente uguali ai nostri progenitori di 70.000 anni fa.
Il corredo genetico dell’uomo moderno è infatti sostanzialmente lo stesso dell’Homo Sapiens. Certo, ci siamo evoluti e siamo stati capaci di progredire con la tecnologia, ma il nostro software (i geni) sono rimasti gli stessi. In parole semplici, abbiamo un software sostanzialmente immodificato (la nostra genetica) che si è adattato negli anni ad un hardware sempre più sollecitato (il nostro organismo e l’ambiente in cui viviamo). Il nostro corpo è “ottimizzato” per le stesse cose da millenni. Volendo sintetizzare in un modo un po’ banale, siamo “programmati” geneticamente per: • vivere in un ambiente naturale e incontaminato; • nutrirsi con alimenti di origine vegetale, con pochi zuccheri e modiche quantità di proteine animali; • praticare una costante attività fisica; • passare le giornate scandite da un ritmo sonno veglia dettato dai cicli del sole e della luna; • mantenere relazioni sociali forti e sentirci appartenenti ad una comunità L'Impatto dell’Ambiente Il progresso e la tecnologia, tuttavia, hanno creato un ambiente in cui la nostra “genetica” è messa a dura prova. L’aria delle nostre città è sempre meno salutare, così come i terreni, i fiumi e i mari risultano sempre più inquinati. Nei supermercati troviamo sempre più alimenti industriali, ricchissimi di zuccheri, conservanti e additivi e quantità enormi di carni lavorate e processate che favoriscono un'alimentazione sempre meno bilanciata e salutare. Trasporti pubblici, automobili, scooter, biciclette elettriche, ascensori, computer, telefonini, email, telecomandi e molte altre “scoperte” del XX secolo hanno ridotto drasticamente l’attività motoria. L’intrattenimento televisivo e l’industria della ristorazione e della vita notturna ci spingono verso orari sempre meno fisiologici, rendendoci sempre più “notturni” e alterando profondamente il ciclo naturale dei nostri ormoni. Lavori sempre meno "manuali", ma molto più mentalmente impegnativi aumentano notevolmente il livello di stress psichico, riducendo i tempi di socializzazione e di relax mentale. Il Paradosso del Progresso Sommando tutti questi fattori ci troviamo di fronte ad un paradosso: proprio nell’era in cui la medicina ci offre grandi opportunità per farci stare meglio, viviamo rischiando di ammalarci sempre di più. Non solo. A differenza del passato, in cui ci si ammalava perlopiù per patologie acute (come infezioni causate da virus e batteri “esterni” di cui non si aveva la cura nè il vaccino) ora ci si ammala sempre di più per patologie croniche degenerative (diabete, ipertensione, tumori…) causate da comportamenti che causano alterazioni negative del nostro metabolismo (sovrappeso, obesità, iperglicemia cronica…) L'Era della Salute Probabilmente i nostri nonni, guerre mondiali a parte, hanno potuto vivere in un’era tra le più "salutari" di tutta la storia dell’umanità. La rivoluzione industriale e tecnologica non aveva ancora contaminato la maggior parte degli ambienti del mondo occidentale. Le persone godevano dei benefici di una alimentazione ricca di cibi locali e genuini basata prevalentemente sui prodotti dell’orto, tra cui vegetali e legumi. Le proteine di cui si potevano cibare provenivano sostanzialmente da animali al pascolo e non sottoposti ad allevamenti intensivi o all’uso massiccio di antibiotici, consumati per lo più in circostanze particolari o nei giorni di festa, magari con tutta la famiglia riunita. Si poteva avere pesce fresco pescato in mari e fiumi non ancora così contaminati da scarti di produzioni industriali, pesticidi e metalli pesanti. Anche il consumo dei carboidrati e di dolci (ora tra i maggiori accusati dell’alimentazione ipercalorica moderna) traeva benefici da alimenti esclusivamente fatti in casa, con farine integrali e ricche di fibre. Nessuno cibo pronto, nessun alimento industriale. Alcol e tabacco non erano così diffusi e facilmente reperibili come ora. Le giornate passavano con adeguate quantità di moto, per il maggior lavoro manuale e l’assenza di comodità “tecnologiche”. Le comunità erano sempre molto unite e i momenti di relax tra più persone erano decisamente molto maggiori di oggi, permettendo un maggior relax mentale e un senso di sicurezza sociale molto più pronunciato. Scienza e Longevità Negli ultimi anni, molti scienziati hanno approfondito queste tematiche dando una spiegazione approfondita dei fattori che contribuiscono alla longevità. Sono stati descritti e analizzati tutti i comportamenti che possono essere alla base di una vita più sana e più longeva. Sono state anche individuate delle zone in cui la popolazione ha una percentuale elevatissima di centenari in buona salute, identificando queste località come “Blue Zones” ed estrapolandone i loro segreti di longevità (qui un link di approfondimento: https://bit.ly/372V0Dt ) Purtroppo, questi argomenti nonostante siano di importanza molto rilevante trovano sempre poco spazio nei media più seguiti. D’altro canto se ci pensi bene, gli interessi economici che girano attorno a tutto quello che nuoce alla nostra salute sono davvero elevatissimi e non è facile “scendere dal treno in corsa”. Quello che ti ho appena raccontato è tanto banale quanto importante per la tua salute. Il problema è che a scuola ci insegnano un sacco di materie importanti, ma non ci insegnano come restare in buona salute per poter godere appieno della nostra vita. Per questo, ho iniziato il mio personale progetto per divulgare e approfondire tutte queste tematiche. Sono stato tra i primi, se non il primo farmacista a introdurre il concetto di educazione allo stile di vita, ideando un percorso personale di educazione scientifica ai concetti del vivere sano e della longevità ed un metodo per aiutare chi soffre di problemi intestinali (Metodo Intestino Felice). Questo mio diario vuole diventare un piccolo contributo per aiutarti a riprendere consapevolezza dell’importanza delle tue scelte quotidiane in fatto di alimentazione e abitudini salutari. Spero che mi seguirai in queste mie pagine virtuali. Si fa spesso affidamento sulla forza di volontà per provare ad adottare nuovi stili di vita per migliorare la propria salute.
Tuttavia, puntare tutto sulla forza di volontà è uno sforzo spesso controproducente. Vediamo perchè. Il Mito della Forza di Volontà Diverse ricerche scientifiche hanno evidenziato che la forza di volontà è una risorsa facilmente esauribile, proprio come un muscolo. Resistere alle tentazioni (un dolce, una sigaretta...) richiede uno "sforzo" che alla lunga provoca un logorio mentale. Mangiare cibi calorici, per esempio, è un istinto "primordiale" selezionato dalla nostra stessa evoluzione. In era preistorica infatti un cibo ad alto contenuto calorico garantiva maggiori possibilità di sopravvivenza in un ambiente in cui la scarsità di cibo era frequente. Ora possiamo invece accedere facilmente ad ogni tipo di alimento senza troppe difficoltà (anzi... è fin troppo facile trovare cibi eccessivamente calorici) tanto che resistere ad alcune tentazioni richiede una certa consapevolezza ed un discreto sforzo mentale. Tutti i comportamenti "consapevoli" richiedono un maggiore sforzo rispetto a quelli "istintivi". La forza di volontà tende quindi a sopprimere comportamenti economicamente vantaggiosi a favore di altri che costano più energia. Ecco perchè, puntare tutto sulla forza di volontà per cambiare le proprie "cattive" abitudini può rivelarsi spesso una trappola. Specie in una società in cui le persone sono sempre più stanche e stressate dalla quotidianità. La nostra mente in mezzo a tanti impegni cerca istintivamente scelte meno "dispendiose, come non resistere ad una succulenta fetta di torta o a crogiolarsi davanni alla tv per ore sul divano... Per questo dobbiamo imparare ad allenare la forza di volontà per riuscire ad adottare nuove abitudini. Proprio come facciamo con i muscoli. Come Allenare la Forza di Volontà Vediamo allora 5 soluzioni pratiche per allenare la forza di volontà: ★ Concentrati su un obiettivo alla volta. Più cose vuoi fare, più hai probabilità di fallire. Per essere efficace, devi concentrarti su un obiettivo alla volta in modo da non disperdere le tue energie mentali (e fisiche). ★ Calibra le tue rinunce Non eccedere con le rinunce, evitando di "sforzarti" in modo eccessivo o continuativo. Non essere troppo esigente con te stesso, specialmente all'inizio. ★ Sii regolare Per aumentare la propria forza di volontà è più efficace essere costanti nel tempo, che non fare bruschi strappi. Meglio mangiare correttamente e regolarmente che non saltare pasti o passare giornate a digiunare per poi eccedere il giorno seguente. ★ Gratificati Se sei stato in grado di rinunciare a qualcosa per un po' di tempo, concediti un premio per festeggiare i tuoi progressi. Festeggia i tuoi successi concedendo un po' di riposo alla tua forza di volontà. Proprio come dopo un allenamento, è necessario far recuperare i muscoli, così concedere ogni tatno una gratificazione alla tua forza di volontà ti aiuterà a farla crescere. ★ Tieniti lontano dalle tentazioni. Più sei esposto a tentazioni, più dovrai usare la tua forza di volontà che alla lunga rischia di esaurisi. Ecco perchè è bene evitare un eccesso di stimoli. La scusa di tenere in casa di goloso qualcosa per gli ospiti non regge proprio, specialmente in questo periodo... Cambiare abitudini per vivere una vita più sana e serena è un desiderio di molti. Purtroppo, modificare il proprio stile di vita in una società come la nostra non è affatto semplice. Servono consapevolezza e metodo e per questo motivo un lifestyle coach può aiutarti ad ottenere traguardi che senza l'aiuto di una persona qualificata ed esperta ti sembrano ora degli obiettivi irraggiungibili. Una persona in buona salute, capace di trovare il proprio vero scopo di vita e in grado di circondarsi di buoni amici è molto probabilmente una persona felice, anche secondo la scienza.
Ho recentemente approfondito il tema della felicità, frequentando il corso "Science of Well-Being" della Dott.ssa Laurie Santos, della Università di Yale e secondo numerosi studi scientifici sul tema, la vera felicità non è rappresentata da ciò che possediamo, ma da come viviamo. Certo, un certo reddito aiuta a vivere in modo più sereno e in alcuni casi anche a garantire una certa dose di benessere. Inutile nascondersi dietro un dito. Tuttavia, dopo una certa soglia di reddito, non è accumulare beni materiali, nè permettersi un tenore di vita lussuoso ad influire sulla felicità delle persone. Non è nemmeno avere successo nello studio o avere una carriera da top manager a rappresentare il viatico verso la felicità. Quello che davvero ci rende felici, secondo i più recenti studi sull’argomento, sono le esperienze che viviamo e le relazioni che intrecciamo. Un viaggio indimenticabile, un bicchiere di vino a tavola con gli amici di sempre, il sorriso di una persona che abbiamo aiutato, gli abbracci di chi amiamo… Queste sono le cose che ci rendono davvero felici. Queste sono le cose per cui vale la pena vivere e che il nostro cervello mantiene saldamente dentro di noi, lasciando quella sensazione di appagamento, realizzazione e serenità, che molti di noi definiscono "felicità". Per essere veramente felici, abbiamo bisogno degli altri. E per stare bene con gli altri abbiamo bisogno di stare bene con noi stessi, in primis. Per questo molte persone nella nostra società faticano a trovare una piena soddisfazione. Sentirsi appagati e in pace con se stessi per poter godere appieno delle relazioni con gli altri è un percorso lungo che parte dal benessere fisico per arrivare ad un più soddisfacente benessere interiore. Alimentazione, integrazione, attività fisica, gestione dello stress, lavoro interiore sono tutti fattori che possono contribuire a migliorare il proprio benessere e al contempo la propria autostima e l'amor proprio. Tutti elementi imprescindibili per migliorare anche il nostro rapporto con chi ci sta vicino e entra a far parte della nostra vita, contribuendo in modo sostanziale al raggiungimento della nostra vera felicità. "La salute è il primo dovere della vita" diceva Oscar Wilde.
Ne sono straconvinto. Mantenere il proprio organismo efficiente e in buona salute, dovrebbe essere uno dei principali obiettivi. La vita è un dono troppo prezioso che ci è stato offerto e dovremmo fare tutto ciò che è nelle nostre facoltà per conservarlo al meglio. Tuttavia, spesso ci accorgiamo di quanto diamo per scontato il nostro benessere solo nel momento in cui il benessere non è più presente. Pensando alla nota favola di Esopo, la maggior parte di noi, in tema di salute, è più simile alla festaiola cicala, che si godeva il bello dell’estate, che non alla prudente formica, che continuava a fare provviste per l’inverno. Scegliere il piacere immediato piuttosto che orientarci ad obiettivi di lungo termine è una caratteristica genetica utile alla sopravvivenza. In era preistorica, ad esempio, uno scorpacciata di frutta o di carne era molto più utile che portarsi a casa gli stessi alimenti (con il rischio di restare a mani vuote durante il cammino o di vederli ammuffire). Ora con frigoriferi e perfino le consegne a domicilio, possiamo decidere cosa mangiare giorno per giorno sulla base di scelte ponderate e pianificazione, grazie alla tecnologia e alla capacità logica del cervello “evoluto”. Tuttavia, in una società radicalmente cambiata rispetto all’ambiente in cui ci siamo evoluti, dobbiamo essere consapevoli che il nostro organismo geneticamente parlando è rimasto quello di 70.000 anni fa. E questo ha delle conseguenze negative. Ci siamo, infatti, evoluti senza aver avuto il modo di adattarci al contesto. Nel 2021, alcuni meccanismi evolutivi (ed istintivi) non pagano più. Se vogliamo sopravvivere alla società moderna, non possiamo più affidarci all’istinto, ma ai processi cognitivi e alla regolazione dei comportamenti, funzioni sviluppate nella corteccia prefrontale che è quella parte del cervello che si è maggiormente sviluppata nel corso della nostra storia evolutiva e che ci distingue dal resto del regno animale. In poche parole, se nell’ambiente preistorico era il nostro istinto a permetterci di sopravvivere, in un ambiente fortemente tecnologico come quello attuale non possiamo più affidarci ai nostri comportamenti “naturali”, ma a scelte più consapevoli e meditate. A volte, "scomode" per la nostra indole, ma decisamente più utili per fare scelte più consapevoli per vivere una vita più sana e longeva. |
AutoreFarmacista e lifestyle coach certificato Metodo Ongaro. Ideatore del Metodo Intestino Felice. |
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I consigli, i trattamenti, i rimedi e le terapie presi in esame in questo blog prima di essere seguiti vanno sempre sottoposti al diretto giudizio del proprio medico curante o di uno specialista per un consiglio personalizzato in base al proprio stato di salute.
L'autore non si assume alcuna responsabilità per un utilizzo personale ed errato delle informazioni qui riportate senza un preventivo consulto da parte di un medico.
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