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Curcuma: quale scegliere!

8/4/2017

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Sempre più spesso appaiono nel web articoli o notizie che decantano le sensazionali proprietà curative della curcuma, caratteristica spezia dal colore giallo, molto nota nella tradizione ayurvedica e nella cultura culinaria indiana e mediorientale.
In effetti, nella radice della curcuma sono contenute alcune sostanze particolarmente interessanti dal punto di vista farmacologico, ovvero i curcuminoidi, principi attivi che hanno reso questa spezia uno dei fitoterapici più studiati al mondo.
In particolare, la curcumina, la sostanza più attiva della curcuma ha mostrato in ben oltre 8.000 studi scientifici la sua capacità di poter influenzare l'espressione di alcuni geni, mostrando ottime capacità antiossidanti e antinfiammatorie. 
Sulla base di queste evidenze, molti autori si sono spinti ad ipotizzare per la curcuma svariate proprietà terapeutiche, tanto che in alcuni articoli pubblicati in rete (qui un link ad uno di questi post che, ricordo, non sono "pubblicazioni scientifiche") si arriva a dipingere questa spezia come un toccasana per svariate problematiche. Scorrendo le molte ricerche cliniche, la curcumina sembra avere un potenziale clinico in moltissime patologie, dal cancro all'Alzheimer, dalla sindrome metabolica all'ipercolesterolemia, dall'artrite alla steatosi epatica e molto altro.

Ma è davvero tutto ora quel che luccica?
Purtroppo l'eccesso di "fiducia" terapeutica verso questo rimedio naturale ha anche spinto qualche ciarlatano ad approfittare della buona fede di qualche ignaro (e spesso disperatamente disponibile) paziente come purtroppo è balzato recentemente agli onori della cronaca nel caso di un deprecabile e scellerato utilizzo di curcuma in soluzione endovenosa di cui rimando l'approfondimento a questo link.
A voler andare più a fondo sulla questione, c'è invece da dire che nonostante le ottime premesse, la ricerca scientifica allo stato attuale ha dato poche risposte definitive nell'utilizzo terapeutico nell'uomo.
Questo è dovuto al fatto che la stragrande maggioranza degli studi pubblicati sono ricerche effettuate in vitro e non direttamente applicabili all'organismo umano.
Il principale problema dell'utilizzo terapeutico della curcumina è la sua biodisponibilità, ovvero la capacità di essere assorbita nel tratto digerente umano: meno del 10% della curcuma che viene introdotta a livello alimentare è in grado di passare nel circolo sanguigno.
Oltre alla difficoltà di assorbimento, la curcumina ha un metabolismo molto rapido, fattore che ne limita ulteriormente la presenza a livello sistemico. 

Anche assumendo, come spesso citato in molti articoli, dosaggi variabili da 3 a 12 grammi di curcuma al giorno (la spezia che comunemente troviamo negli scaffali di supermercati e alimentari) non sappiamo effettivamente quanto di quella polvere sia in grado di apportare benefici alla nostra salute.
Per questo, se da un lato un utilizzo continuativo e abbondante della curcuma, come accade per molte popolazioni asiatiche sembra dare interessanti benefici in termini preventivi da alcune malattie, dall'altro un utilizzo estemporaneo e saltuario come accade invece in molti casi nella nostra cultura non è in grado di tradursi in altrettanti risvolti salutistici.
Per sfruttare le interessanti prospettive curative della curcuma molte aziende, farmaceutiche e non, hanno introdotto nel mercato della salute una ampia varietà di integratori, ammantandoli di promesse curative a volte eccessivamente mirabolanti.
​
Come detto, l'efficacia della curcumina dipende fondamentalmente dalla sua biodisponibiltà e per questo è di basilare importanza capire come poter scegliere un integratore adeguato.
Attualmente nel mercato si trovano svariati tipi di prodotti, dalle capsule contenenti la semplice polvere a prodotti che sfruttano le più recenti tecnologie per ottimizzare e standardizzare il dosaggio della curcumina.
Considerando la difficoltà di assorbimento della spezia, tenderei a sconsigliare l'utilizzo delle preparazioni contenti la sola polvere di curcuma, dato che per raggiungere i dosaggi indicati dagli studi clinici si dovrebbe assumere un notevole quantitativo di compresse o capsule ogni giorno.
Potremmo però aumentare la biodisponibilità della curcumina utilizzando in associazione il pepe nero, che grazie alla piperina in esso contenuta, permette un miglior assorbimento della curcuma attraverso la membrana intestinale. Esistono tra l'altro alcuni integratori formulati con l'associazione delle due componenti. Tuttavia, l'utilizzo del pepe nero per lunghi periodi potrebbe causare disturbi gastrici, anche importanti, e per questo un utilizzo continuativo è fortemente sconsigliato. 

​Per migliorare la disponibiltà della curcuma, anche la tecnica farmaceutica ha ricercato diverse opzioni.
Attualmente, le diverse tecnologie impiegate si concentrano nell'utilizzo dei fitosomi, delle ciclodestrine e di micelle.
Senza entrare nel dettaglio delle diverse soluzioni tecnologiche, possiamo segnalare che la tecnologia con fitosomi ha evidenziato un aumento della biodisponibilità totale dell’estratto 23 volte superiore a quella dell’estratto non complessato. Il veicolo fosfolipidico del fitosoma consente infatti di ottimizzarne l’assorbimento  mimando ciò che avviene fisiologicamente dopo un pasto ricco di grassi. È noto infatti che l’assunzione concomitante di curcuma e alimenti grassi, ad esempio olio di oliva, ne facilita l’assorbimento intestinale.
Anche l'utilizzo di ciclodestrine ha mostrato un notevole incremento della biodisponibilià della curcumina di circa 45 volte superiore rispetto alla curcuma pura. 
Infine, la più recente tecnologia che sfrutta l'utilizzo di micelle per veicolare i prinicipi attivi, in presenza di Polisorbato-80, ha invece reso la curcumina ben 185 volte più biodisponibile della curcumina naturale. 
L’attività fisiologica delle diverse tipologie di estratto di curcuma sono supportate da diverse pubblicazioni e studi clinici. Tuttavia le conclusioni di questi studi che prendono in esame diversi campi di applicazione sono effettuati solitamente con una specifica formulazione e non è possibile trasferire tout court i risultati ottenuti con una determinata tecnologia alle altre diverse soluzioni impiegate.
Per determinare quindi quale tipo di curcuma utilizzare è bene conoscere a fondo quali studi clinici hanno mostrato reali effetti terapeutici sul problema che vogliamo trattare.
Ad esempio, la formulazione con fitosomi, in associazione a Glucosamina si è dimostrata più efficace nel ridurre le problematiche associate all’osteoartrite al ginocchio, rispetto a una formulazione a base di Glucosamina e Condroitina, normalmente usate nel trattamento di quella stessa patologia.
Inoltre, l’assunzione di curcumina veicolata attraverso questo sistema previene alcuni marcatori dell’indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata in soggetti sottoposti a sovraccarico verticale. È dunque un prodotto adatto a chi svolge lavori pesanti, sollevamento pesi e, in generale, allenamenti con carico distribuito su schiena e arti inferiori.
D'altro canto, la curcuma con soluzione micellare (visto l'elevato assorbimento) sembra poter essere preferibile in tutti quei casi in cui è necessario un intervento in acuto e di breve durata.
In particolare, risulta particolarmente promettente come sintomatico in alternativa ai farmaci antinfiammatori, ad esempio in caso di problemi articolari e muscolari, ciclo mestruale, problematiche digestive, affaticamento epatico.
Per quanto riguarda la tollerabilità, la curcumina è riconosciuta come GRAS (General recognised as safe) negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration ed è quindi considerata a tutti gli effetti come un alimento di uso giornaliero sicuro fino a 12 g/giorno di polvere.
Tuttavia, l'uso di curcumina dovrebbe essere evitato, data l'assenza di studi a riguardo, durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno.
Inoltre, un'attenta supervisione medica durante l'assunzione di curcumina, sarebbe necessaria nei pazienti affetti da reflusso gastroesofageo od ulcera peptica, data la potenziale azione irritante nei confronti della mucosa gastrica.
Per lo stesso motivo sarebbe generalmente preferibile assumere integratori di curcumina o curcuminoidi durante il pasto.
Sebbene alcuni trials clinici supportino l'attività terapeutica della curcumina in presenza di varie patologie, è bene non eccedere in facili entusiasmi, almeno fino a quando saranno disponibili ulteriori e più approfonditi studi clinici. E' quindi sconsigliabile abbandonare la terapia farmacologica tradizionale senza aver prima consultato il medico o utilizzare integratori a base di curcumina senza il consiglio di un serio e preparato professionista della salute.
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